“E quindi che mestiere fai?” “Io? Sono una maestra.” “Asilo?” “No, Primaria… e comunque si dice Infanzia.” “Come?” “No, nulla, scusa...” “Ma sai che io me la ricordo ancora la mia maestra delle elementari?” “Primaria…” “Eh?” “Niente, niente… dicevi?” “Che me la ricordo ancora la mia maestra! Mamma mia quanto era cattiva!!” “Immagino che tu abbia avuto un buon rapporto con la scuola quindi…” “No, no, macché! Avevo maestre terribili, a parte una…” “Chissà perché, l’avevo immaginato… Quante maestre avevi?” “Non ricordo, ne avevo diverse. Una molto antipatica mi insegnava geografia! Mamma mia che noia… e se non ascoltavi, nota sul quaderno, e se parlavi, nota sul diario, e se non leggevi bene, nota sul registro… era tutta una nota!” “E quella di matematica?” “Lei era l’unica che adoravo! Era allegra, facevamo i giochi con i numeri, gli scacchi, sai che mi ha insegnato lei a giocare a scacchi? I rompicapo, le operazioni fatte insieme… Mi piaceva da morire… Ancora la saluto per strada e si ricorda di me!” [la maestra sorride] “Su questo non avevo dubbi… E tu, invece? Che mestiere fai?” “L’ingegnere!”
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“Non mi piace la matematica, la maestra mi mette sempre in punizione perché non metto i numeri dentro gli scacchetti.” “Cosa ti piace allora?” “Mi piace ascoltare le storie della maestra di italiano.” “Ah! Che bello! E che storie vi legge?” “Storie magnifiche di cavalieri e cavallerizze, storie di animali che parlano e imparano cose, una volta ci ha letto anche di un alieno venuto da lontano!” “Un alieno? E come si chiamava?” “Piccolo.” “Piccolo?” “Sì, aveva una volpe per amica.” “Forse ho capito chi è, aveva i capelli biondi come il grano?” “Proprio lui e aveva una rosa a cui teneva tantissimo, ma la rosa era scontro-rosa…” “Scontro-? Ah, ok! Già, anche la mia maestra mi leggeva quella storia…” “E c’era un pianeta abitato da un tizio che contava tutto… secondo me quello stava simpatico alla maestra di matematica…” “Sai che a me piacciono tanto i numeri? Ma se a te non piacciono non succede niente… a volte ci piacciono le cose solo perché ce le insegnano in un modo divertente!” “Non ci vedo nulla di divertente nella matematica!” “O forse non ci vedi nulla di divertente nella maestra di matematica?” “Sì, è quello che volevo dire…” _______________________________________________________________________
“Tre mesi d’estate, eh? Di’ la verità, è per questo che hai scelto questo mestiere!” “Possiamo cambiare argomento per favore?” “Perché, non è vero? Dai, non dirmi che non è vero perché vi ho visto tutta l’estate in giro!” “Ho detto che preferirei parlare d'altro…” “Coda di paglia, eh? Ma su, era una battuta… quanto siete permalosi voi insegnanti! Ahah! È proprio vero che chi non sa fare insegna!”
[la maestra si alza in piedi, guarda il malcapitato con il suo peggior "sguardo da insegnante" e prende un bel respiro]
“No, non abbiamo tre mesi di ferie. I nostri impegni vanno avanti anche dopo la chiusura della scuola e solitamente l’ultimo collegio è il 30 di giugno. Abbiamo un piano ferie come tutti, solo che il nostro è concentrato d’estate per più dell’80%, durante l’anno possiamo chiedere non più di 6 giorni e con una giustificazione valida, talvolta bolla papale in duplice copia e se dovesse essere accettata tale giustificazione e Francesco I fosse disponibile a firmare tra un angelus e l’altro devi aver già preparato le sostituzioni quindi vuol dire che hai già dovuto corrompere due tre colleghe per coprire le tue ore senza creare disservizio agli alunni e alle famiglie perché vorresti solo allungare un ponte di un giorno per andare a trovare tua sorella che vive in Canada e puoi solo l’8 di Dicembre. Questo implica che le nostre ferie sono per forza durante l’estate o le feste comandate e di conseguenza andare in vacanza costa il doppio triplo che ad altri e pensando che il nostro stipendio è lo stesso da una decina d’anni capisci che con l’inflazione questa cosa è molto complessa da gestire. Una maestra di scuola primaria come me ad esempio continua ad avere uno stipendio considerando che le prime maestre (si parla degli albori) non avevano bisogno di una laurea per insegnare e quindi già dall’età di 20 anni scarsi avevano per le mani piccoli pargoli dai 6 agli 11 anni ché si sa (e ancora non ho capito chi lo sa, a me sembra una grandissima cavolata e pure molto pericoloso), le maestre sono come seconde mamme, dunque perché l'uomo al potere doveva pagare delle donne (guarda un po’, il 99% delle maestre era di genere femminile) senza laurea che insegnavano a leggere scrivere e fare di conto, una cosa da nulla se vuoi fare l’avvocato o il commercialista insomma, e poi quando la Montessori, derisa in tutta Italia ma chissàperché osannata all’estero, ha capito che tutti dovevano poter imparare, anche chi aveva difficoltà, cos’hanno fatto? Via di qua! Nemica della patria! Risultato: all’estero ci sono più scuole Montessori che in Italia, scuole private e costose, il suo metodo insegnato in tutto il mondo a parte nella sua terra. E poi cosa vuoi, che la nuova generazione di insegnanti (ora uomini e donne, ma comunque nella Scuola Primaria per lo più donne) che hanno dovuto fare 5 anni di università, un concorso farsa, diecimila formazioni, ottantadue master, mille corsi aggiuntivi, no dico ora non vuoi pagarle esattamente come quelle donne che avevano studiato pedagogia solo alle magistrali? E per carità sono state le mie maestre e le adoravo, ma capisci che mentre la società si evolve e la gente studia (e spende fior fior per studiare) per provare a salvare qualche cervello in più durante l’età evolutiva, in questo Paese “lottiamo” per far rimanere tutti “al loro posto” e guai a chi rompe le scatole? Quindi no, non faccio tre mesi estivi di vacanza, no non è vero che “non so fare e dunque insegno”, visto che mi ci sono voluti anni per imparare bene a farlo e continuo a studiare, no, non credo di guadagnare quello che merito per tutto il lavoro che faccio oltre alle 5 ore (consecutive) alla mattina, per rimanere fuori orario, per diversificare le lezioni in modo di arrivare a tutti, per valorizzare i meritevoli e aiutare chi è in difficoltà, per far capire che in quel minuscolo spazio di mondo vige veramente la democrazia, la libera scelta nel momento in cui tutti rispettano regole condivise per il bene di tutti e tutte, un mondo idilliaco che ahimé là fuori faticheranno a trovare ma proprio per questo dovrebbero provare a crearlo."
[il malcapitato guarda sbigottito, maledicendosi un poco]
“E no, non cambierei il mio mestiere con nessuno al mondo, e sai perché?” “No, non lo so il perché...” “Esatto, proprio per questo.”
Queste storie sono un po' in ritardo, il terremoto (fisico ed emotivo) del mese di novembre non ha aiutato alla mia già labile organizzazione delle tempistiche. Sarebbero dovute uscire il 23 Novembre.
Sono dedicate a tutte le mie colleghe passate, presenti, future e in divenire, alle mie maestre che hanno fatto un lavoro eccelso e soprattutto alla prima maestra che ho visto all'opera: la mia mamma. Grazie per avermi fatto vedere e capire cos'è l'amore per la scuola e l'insegnamento, per avermi fatto vedere che essere "materni" non c'entra niente con l'essere dei bravi insegnanti, ma essere empatici e presenti emotivamente sono caratteristiche fondamentali per essere prima di tutto delle brave persone e poi delle maestre di quelle che ti fermano per strada gli ex alunni, di quelle che non fanno venire il mal di pancia, di quelle che andare a scuola era sempre un piacere. Spero di essere anche solo la metà di quello che sei stata tu per i tuoi alunni e alunne.
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