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Writer's pictureLa maestra con gli occhiali rossi

NON APRITE QUELLA SCUOLA!

Ogni estate, più o meno in questo periodo, esce lo stesso articolo su varie testate giornalistiche, per lo più online e per lo più ahimé dettato dal clickbait: perché non teniamo le scuole aperte anche d'estate?


Mi piacerebbe, una volta per tutte, fare riferimento ai vari punti affrontati, cercando di fare chiarezza, di capire cosa nella realtà dei fatti non si può fare e perché, e ovviamente proporre soluzioni attuabili, perché la polemica sterile e fine a sé stessa non piace a nessuno.

Aggiungo, a scanso di qualsiasi equivoco, che sono più che convinta che gestire la pausa estiva da parte dei genitori sia assurdo. In assenza di nonne e nonni e zii e zie, servono soldi (per babysitter o centri estivi) ed è un salasso annunciato. La società cambia e, di conseguenza, dovrebbe cambiare anche l’attenzione verso la famiglia.

Non dimentichiamo poi (e credo sia un punto fondamentale del discorso) che una volta le donne, sia per rinuncia forzata che per scelta, dovevano/potevano stare a casa a badare ai figli. ORA NON PI­­Ù!


PROPOSTA N° 1: CAMBIAMO IL CALENDARIO SCOLASTICO

La proposta non è scandalosa. Didatticamente (perché quello è importante nell’istruzione, no?!) sarebbe interessante: più pause durante l’anno, un andamento senza strappi lunghissimi e senza esaurimenti. Quello che è invece scandaloso è lo stato in cui versa il 70% degli edifici scolastici italiani. Già con un maggio tiepido in classe non si respira, avete provato ad entrare in classe ad agosto? No? Ve lo dico io com’è: una fornace.


SOLUZIONE?

La soluzione è solo una: investire sull’edilizia scolastica.


Sapete perché non si fa?


1) sistemare un edificio vetusto costa e quale amministrazione spenderebbe quei soldi per un immobile che è da rottamare? In sostanza: che ce ne frega che dentro i/le bambin* si squagliano o non sono in completa sicurezza? Tanto non votano.


2) sono tutti in attesa dei PNRR: l’unico modo (soldi europei) per fare scuole nuove, più sicure e climatizzate.


PROPOSTA N° 2: METTIAMO I CENTRI ESTIVI NELLE SCUOLE VUOTE

Si fa già!

Nonostante siano dei forni, le scuole rimangono aperte tutte le mattine, dalle 8.00 alle 14.00 (un pensiero accorato per chi lavora in segreteria) e molte di esse ospitano i centri estivi. Ovviamente, la maggior parte del tempo si passa all'aperto ma come già detto in diversi articoli, i centri estivi costano parecchio.


SPOILER: se un centro estivo decide di avere come “sede” una scuola, sicuramente è tra quelli che costa meno e per alcuni è comunque proibitivo. Chi ci andrebbe? Solitamente bambin* della zona, quindi che vanno già a scuola lì, quindi 12 mesi dentro le stesse mura. Mi pare più una soluzione da carcere che di divertimento. Mi fa sempre effetto che quasi nessun adulto pensi a questa cosa.


SOLUZIONE?

La soluzione: incrementare i servizi educativi gratuiti.

Al posto di chiedere una riapertura estiva delle scuole, sarebbe ora di attivare nuovi servizi, non può essere l'istruzione pubblica la soluzione a tutto. Anche in questo caso dovrebbe essere lo stato ad investire, per lasciare i lavoratori e lavoratrici tranquilli e soprattutto per rendere plausibile anche il solo pensiero di costruire una famiglia.


PROPOSTA N° 3: TEMPO PIENO PER TUTT*

Mmm...

Anche in questo caso torniamo a parlare di didattica: il tempo pieno va bene per chi? Ci sono alunni e alunne per cui un tempo pieno sarebbe insostenibile, fisicamente o a livello di attenzione e dunque di stress. È anche vero che praticamente in tutto il mondo si va a lezione da lunedì a venerdì, dalle 9.00 alle 16.00.

Ma ci sono importanti differenze tra l'Italia e gli altri paesi. Tra queste:


- carico orario delle materie

- possibilità di fare sport/attività pomeridiane a scuola

- mense interne ovunque o possibilità di portare il pranzo da casa

- calendario scolastico e chiusura aziende concordato


Su quest’ultimo punto vorrei fare una riflessione. Se i vari ministeri continuano imperterriti ad agire a compartimenti stagni, fossilizzando il dialogo in momenti di propaganda o di interesse (sempre il loro, mai dei cittadini e cittadine), una soluzione organica non si troverà mai. Chi gestisce scuola e lavoro (“che temi originali” cit.) dovrebbe parlare non solo quando è il momento di decidere quanto incrementare le ore di PCTO (ex alternanza scuola-lavoro, leggi: sfruttamento legale di lavoro minorile) o sperimentare un ciclo di 4 anni per gli istituti tecnici (notizia dell’altro ieri…).

Lo fanno tutti tranne noi: bisogna studiare i paesi virtuosi e fare altrettanto, avere lungimiranza (che non è una parolaccia) e imparare dalla storia.


In Finlandia le vacanze scolastiche (spalmate su tutto l’anno) coincidono con le chiusure degli uffici. In una mossa sola hai:


- abbattuto i costi per attività extrascolastiche

- alleggerito il carico di studio perché diluito in più mesi

- avvicinato le famiglie che possono decidere di stare insieme durante le pause

- alleviato lo stress a genitori (dove metto i miei figli?) ed insegnanti (devo arrivare agli obiettivi prefissati entro maggio)

- uniformato i calendari lavorativi


Certo, ci saranno sempre eccezioni (una su tutti, il personale ospedaliero), ma l’80% delle attività funziona così. La chiamano “chiusura nazionale” e via che si va.


SOLUZIONE VEROSIMILE IN ITALIA?

CAMBIARE L'ASSETTO DIDATTICO, ORARIO E PROGRAMMATICO DELLE SCUOLE

Difficile, ma fattibile con una riforma ben fatta.


Sapete perché non si fa?


1) servono più insegnanti, dunque più soldi


2) le società sportive di “minisport”(uno splendido concetto che esiste solo da noi) lavorerebbero di meno. E secondo voi starebbero in silenzio? Pensate solo al calcio e a tutto il business intorno ai giovani. Già lo sento Alfonso da Torino che urla in dialetto stretto: “e quindi non posso portare mio figlio che a 6 anni è meglio di Ronaldo alla Juventus? Ah no??”E qui un altro grande interrogativo (no, non quanti Alfonso esistono in Italia… sono troppi da contare): è più importante la corsa al successo sportivo nei tempi più brevi possibili o una generazione di giovani sani, con una consapevolezza dei concetti di benessere fisico e mentale e che “peserebbero” sempre meno sulle casse della sanità?


3) ogni scuola dovrebbe avere uno spazio-mensa ma sarebbero altri soldi chiesti alle famiglie perché guai a fare come dappertutto e cioè portare il pranzo da casa


In definitiva, io credo che scelte coraggiose se ne possano anzi se ne debbano fare. Ma c’è il solito enorme MA: qual è quella classe dirigente (politica, sportiva, aziendale, delle associazioni…) che ha a cuore qualcosina di più del proprio tornaconto? Perché investire su giovani non votanti? Perché prendere iniziative che abbiano una gittata che vada oltre al qui ed ora?


La rivoluzione, prima che pratica deve essere culturale e valoriale. A tutte le testate giornalistiche, influencer (ebbene sì…), politici acchiappalike che ciclicamente ripropongono la “battaglia” del tenere aperte le scuole d’estate, io proporrei di stare con noi gli ultimi giorni di giugno, dopo due mesi fitti di lezione (quest’anno Aprile e Maggio sono stati un tutt’uno di spaziotempo) e con l’aria irrespirabile. Immaginate questa soluzione come l’ultima casella del gioco dell’oca: prima di arrivarci bisogna fare un lungo percorso, fatto di prove ed errori, un po’ di fortuna e dei partecipanti che conoscono le regole e che non mollano quando con uno speranzoso 12 ai dadi finiscono nella temutissima ma possibile casella “RIPARTI DAL VIA”.



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