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Writer's pictureLa maestra con gli occhiali rossi

La solita vecchia storia

Updated: Mar 30

Solo qualche appunto di una semplice maestra di Scuola Primaria, ad un mese e mezzo dall'inizio della scuola, all'alba dell'ennesimo cambio di Governo (e per forza di cose di guida al Ministero dell'Istruzione).

Prima di proclami politici vari, di promesse che non verranno mantenute, di proposte talmente lontane dai bisogni reali che ci viene sempre da chiederci se un piede a scuola ce l'avete mai messo, puntualizzo un paio di cose su cui, va detto, siamo arrivati alla frutta:

1) possiamo cambiare, una volta per tutte, il metodo di reclutamento degli insegnanti? Per favore?

Basta graduatorie, però per davvero questa volta. Un colloquio, un test psicoattitudinale, un periodo di prova non inteso come "anno di prova" dove poi tanto si viene assunti quasi in automatico. Intendo un periodo di prova, osservato ed osservabile, PRIMA di entrare in ruolo. Per capire se quella persona sia in grado di sopportare lo stress che bambini/ragazzi/genitori/colleghi/dirigenti posano sulle spalle degli insegnanti, coscientemente o meno, ma inevitabilmente. Per capire se quella persona sa lavorare in team, si può fare un colloquio con i suoi colleghi e colleghe?

Una graduatoria "a punti" e non di merito non equivale a preparazione, professionalità, aggiornamento.

2) Ah, già. L'aggiornamento. CE LA FACCIAMO a quantificare annualmente le ore di formazione obbligatoria? Non è difficile, su. Conosco persone che in un anno non ne fanno nemmeno 1 e persone che ne fanno 500 prendendo su di tutto, basta che faccia mucchio. E tanti saluti alla qualità.

3) Per la preparazione dei nuovi insegnanti sono d'accordissimo con Università e tirocinio (aumenterei il tirocinio e toglierei qualche materia obiettivamente inutile, viva le ore in classe, la possibilità di mettere in pratica quello che si impara sui libri), ma anche qui facciamo acqua da tutte le parti.

Una ragazza che esce ora da 5 anni di Scienze della Formazione Primaria, dopo essersi fatta un percorso di studi a dir poco sfinente e poliedrico, ha le stesse chances di chi fino all'altro ieri lavorava in banca e vuole cambiare mestiere e ha 4 esami in più o ha fatto le "magistrali". Letteralmente le stesse. Perché diciamolo senza tanti orpelli, purtroppo nei concorsi vale al 90% quello che riesci a studiare a memoria. E' così, e difficilmente verrò convinta del contrario. Così è stato il mio 10 anni fa, così sento che il tenore delle commissioni sia per lo più mettere in difficoltà e chiedere informazioni tanto puntigliose quanto inutili. Ne ho viste e sentite troppe di persone che sanno che andranno incontro ad un esame come un altro, che valuta una preparazione teorica che molto spesso con la pratica non ha nulla a che vedere. Molto spesso, non sempre. Alla fine, si rischia che un bravo insegnante che non sa a memoria tutte le leggi o non sa perfettamente che cos'è un consiglio d'istituto, viene valutato come insegnante scadente. Ma veramente? Io ho imparato nel dettaglio cos'è un consiglio d'istituto facendone parte. All'inizio della mia carriera scolastica sapevo che era un organo decisionale, da chi era composto e poco altro. Fine. Questo non faceva di me, in classe mentre insegnavo inglese, un'insegnante incompetente o impreparata. E' ovvio che facessi cose buone ed errori come tutti. Rispettavo e rispetto i bambini e le loro famiglie, mi batto per il diritto allo studio di tutti e tutte, STUDIO COSTANTEMENTE E MI PREPARO, così come in qualsiasi mestiere, per affrontare al meglio e con passione le lezioni e soddisfare i bisogni dei miei veri datori di lavoro: gli studenti e studentesse.

4) Ah, giusto, l'eterno cruccio: la passione. E' logico, e mi viene da dire che sia pure scontato, che per fare l'insegnante serva PASSIONE per il proprio mestiere. Ma non dovrebbe essere così per tutti i lavori? E la passione è sufficiente? OVVIO CHE NO! Serve STUDIO COSTANTE (di pedagogia, delle diverse metodologie di insegnamento, dei disturbi comportamentali e d'apprendimento, dei meandri della materia che insegnerai), servirebbero PSICOLOGI A SERVIZIO DEGLI INSEGNANTI, SUPERVISIONI da parte di organi competenti, sia del buon operato in classe, sia per prevenire il burn out che di questi tempi è all'ordine del giorno.

Conoscevo una vice preside che passava "a sorpresa" ad ascoltare le lezioni degli insegnanti, per poi discuterne insieme i pregi ed i difetti visti da un occhio obiettivo. Mi è capitato, non mi è dispiaciuto, non avevo nulla da nascondere rispetto al mio metodo di insegnamento, ero giovanissima e mi ha dato degli spunti interessanti senza giudicare degli errori che per forza di cose avevo commesso.

5) E il merito? Come si fa a valutare e premiare il merito di un insegnante? Si era pensato ad un bonus in denaro, non sbagliatissimo a mio avviso ma rischioso. Ho visto bonus dati letteralmente a caso. Ma la butto lì. Al posto di una mobilità selvaggia e spesso a mo' di roulette russa, perché non ipotizzare una mobilità di merito? L'insegnante meritevole (e per meritevole intendo che spicchi per preparazione, per metodo, per personalità in classe, non per premi vinti o particolari menzioni) riceverà lo scatto stipendiale prima del tempo e gli istituti potranno richiederlo per portare lustro all'istituto stesso, così come si fa per un professore universitario di alto calibro. Se vi soffermate un attimo a pensare, avrete già individuato nel vostro istituto chi sono questi insegnanti. Lo sapete perché vedete quanto si sbattono per i propri alunni, quanto sono apprezzati dagli stessi, quanto facciano sapendo che non ci sarà ricompensa se non la soddisfazione. Quanto i genitori abbiano stima e fiducia nel lasciar loro nelle mani il proprio figlio o figlia.

Nella scuola ci sono i fannulloni, gli "statali", chi si siede alla cattedra e legge dal libro, chi ricopre di fotocopie bambini e bambine nella speranza che ci capiscano qualcosa in più. Ci sono e ci sono stati, ma non per forza ci dovranno essere sempre.

6) ultimo, ma non per importanza. E' ora di introdurre il LICENZIAMENTO VERO anche nella scuola. Perché se non rispetti il luogo e le persone al suo interno e pensi che una volta entrato a scuola ti sia tutto dovuto, non è il posto per te. Il licenziamento esiste, ma purtroppo è rarissimo ed anche in casi di comprovata violenza o inadeguatezza, le persone vengono SPOSTATE e NON ALLONTANATE. La scuola dovrebbe essere vissuta e gestita da persone equilibrate e nel momento di accertato squilibrio e conseguenti danni, devono essere mandate a fare altro perché, se non si fosse capito, hanno per le mani il futuro del nostro Paese.

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