La Giornata Tipo di una maestra di scuola primaria, appassionata di basket, un giorno dell’ultimo mese di scuola in concomitanza con i playoff NBA
Ore 6.45: suona la sveglia. La maestra si alza sentendosi come LeBron James che ascolta critiche su di lui alla 20^ stagione NBA: stanco.
ore 7.00: beve il caffè con un occhio chiuso e l’altro che guarda gli highlights dei playoff NBA. Una volta li avrebbe visti alle 3 di notte; se lo facesse ora, poi farebbe tutta la mattina parlando in greco antico.
ore 7.05: piange, pensando che ha la stessa età di LeBron James, dopo averlo visto schiacciare a due mani in reverse. Lei al massimo è pronta per la schiacciatina salata dell’intervallo.
ore 7.45: parte alla volta della scuola cantando “I believe I can fly”, pensando che manca un mese alla fine dell’anno, i playoff della scuola statale, momento in cui studenti e studentesse sono in trance agonistica, manco fossero Trae Young negli ultimi minuti di gara 5 contro i Knicks.
ore 7.55: mancano 5 minuti alla campanella di inizio. Si fa dare il talco dalla bidella e la cosparge in una nuvola di tensione. “Adesso a chi tocca pulire?!”
ore 8.00: suona l’inizio del match. I novenni arrivano in classe come Giannis in campo aperto: spaventosi e infermabili.
ore 8.30: riconsegna le verifiche di matematica. Chiede ad un bambino che ha sbagliato 8 divisioni su 10 come mai ha fatto così tanti errori. Risposta del novenne: “mi hai fatto questa domanda anche l’anno scorso. Sbagliare è forse un fallimento? No, è solo uno step verso il successo.”
ore 8.31: ricorda al novenne che di Antetokounmpo ce n’è uno. Anzi tre. Va bé, non è questo il punto. Devi studiare!
ore 9.00: “Maestra, hai visto che Morant è stato eliminato da quel vecchio di James?”
ore 9.00 e 30 secondi: “Ecco, fatti 20 problemi in più per casa. VECCHIA A CHI?!”
ore 9.30: viene chiamata in presidenza, le chiedono di far parte della commissione PNRR. Si smarca dall’impegno con la velocità di piedi di Steph Curry lontano dalla palla, ma si stampa contro un blocco. Chi glielo dice al preside che era in movimento?
ore 10.00: intervallo. Osserva le prime dinamiche preadolescenziali, è un'equazione: le ragazzine di quinta stanno a Sue Bird come i ragazzini stanno a Dillon Brooks.
ore 10.15: stoppa al volo una rissa tra due teppistelli, manco fosse Anthony Davis. Si sente proprio Anthony Davis. Forse è anche ora di andare dall’estetista, il monociglio è obiettivamente un po’ troppo.
ore 10.30: cambio dell’ora con la collega. Si danno un 5 alto, ricordandosi, come ogni volta che sono alla frutta, che se Tracy McGrady è riuscito a segnare 13 punti in 35 secondi, anche loro riusciranno a finire il libro entro giugno.
ore 10.45: verifica. Becca una bambina con i bigliettini. “Ti ricordo che non sono nata ieri. Più o meno alla tua età avevo il poster di Jason Kidd sulla porta. Quando giocava ai Nets.” “Non sapevo avesse giocato a Brooklyn.” “Ecco, appunto…”
ore 11.00: aiuta un bambino nella risoluzione di un problema di geometria. “Guarda, capire qual è la diagonale è facile. È la traiettoria che Austin Reaves in angolo deve calcolare quando passa la palla a LeBron che taglia dal lato sinistro verso la linea del tiro libero.” “Eh?”
ore 12.00: un’ora alla sirena finale. Lezione di inglese. Scrive alla lavagna: preposizioni di luogo, scrivi una frase seguendo l’esempio. “LeBron is in. Dillon is out.”
ore 12.01: “Maestra, ho scritto “Jimmy is in. Giannis is out. BUT IS HIS SEASON A FAILURE?”
ore 12.02: uso degli aggettivi possessivi: pienamente raggiunto.
ore 12.45: i bambini si preparano ad uscire. Contenere la loro agitazione è più difficile che fermare Jimmy Butler quando è in “playoff mode”. È comunque sicura che nel pomeriggio al posto di studiare andranno a mangiare un gelato, a fare un giro al parco. Non necessariamente con la figlia di Jimmy Butler.
ore 13.00: campana di uscita. Bambine e bambini sono pronti a rispondere alla classica domanda “Com’è andata a scuola?” dei genitori con la stessa faccia di Thibodeau in sala stampa, mezzo sorrisetto manco a pagarlo oro, “Tutto bene”.
ore 13.01: la maestra è in classe per vedere che sia tutto in ordine. C’è una cartaccia per terra. Non resiste. Tira su la cartaccia e parte la telecronaca, voce rigorosamente di Dan Peterson.
10: mancano 10 secondi alla fine della partita 9: palla a lei, il go-to-guy dell’istituto, ok? 8: si avvicina al bidone 7: ankle breaker su bidella che vorrebbe spazzare via la palla di carta 6: virata sulla collega che la vuole fermare per chiedere un permesso 5, 4: rischia di perdere la palla, il preside appare dal nulla con un modulo in mano. Not fair, Trigger! 3, 2, 1: fade away su tre segretarie che hanno bisogno di una firma, lascia partire il tiro e…
Chiama a casa per avvisare che tornerà per pranzo:
Mamma, butta la pasta!
{da sempre ispirata fan della pagina La Giornata Tipo e della pallacanestro raccontata bene}
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